Quel giorno



Periodo metà giugno, di sicuro era venerdì, in quanto mi sarei dovuto trattenere in quella città per il weekend. Un mio amico con molta insistenza aveva insistito con il sottoscritto per raggiungerlo nella sua casa dove si trasferisce nei fine settimana, che dista una ventina di chilometri da Perugia.
Arrivato sul posto prima di mezzodì, lui a mia insaputa aveva invitato altre persone, solo due li conoscevo. Non ero urtato di stare in compagnia di altri, ma neppure gioivo, la mia intenzione trascorrere in relax tre giorni e fare quattro chiacchiere con lui e la moglie.
Banchettata a pranzo, io non molto appetito, inizio pomeriggio noioso per me. Inutile addurre scuse a chi mi conosce perfettamente, quindi dissi la verità, volevo relax e sarei rientrato a casa. Salutata tutta la combriccola, presi la sacca e salito sulla mia vettura per il tragitto a ritroso.
Per me giornata con lune di traverso, cielo privo di accenni di nubi, ma voglia di rincasare scemava, la strada con panorama campagnolo mi spronò a fare un tour e raggiunsi Perugia.
Tale città la conoscevo bene, pullula di gioventù visto che c'è una prestigiosa università, parcheggiata la vettura, l'unica alternativa fare il turista. Sostai in un bar, sbrigate alcune telefonate dal cellulare, ripresi a passeggiare senza meta.
Minuti non noiosi li scandiva l'orologio al mio polso che per pigrizia non controllavo.
Ad una certa ora solo un po' di languorino, cenare in un ristorante da solo assai opprimente per un soggetto come me. Optai per un pub, e quando cerchi qualcosa mai la trovi a portata di mano, ignoravo dove mi avessero spinto le gambe, però quella città non così vasta.
Entrai in una specie di pub, facevano anche pizze napoli, molte persone sedute e il cameriere gentile impose un tavolino per due, rasente tre centimetri a quello vicino, occupato da cinque commensali, due donne e tre uomini,tutti giovani. All'ordinazione, pizza napoli con molte acciughe, così la preferisco e boccale medio di birra.
Nell'attesa andai alla toilette per smaltire il bisogno fisiologico. Tornato al mio posto, nei minuti successivi il cameriere consegnò pizza e birra. Mentre mangiavo scrutavo l'ambiente, e per correttezza nessuna sbirciata ai miei vicini che tranquillamente dialogavano mentre mangiavano.
Il pasto lo portai a termine, compresa la bevuta di birra, dovevo decidere, uscire dal locale per prendere la vettura e rincasare. Il mio cellulare squilla e ciò attirò l'attenzione delle cinque persone, forse il trillare li aveva disturbati, io più disturbato di loro perché mi sentivo osservato soprattutto da colei che rasentava la mia destra, tono basso mentre parlavo di questioni di lavoro e al momento per me inopportuno sbrigare tale argomento, costei da sfacciata mi osservava con le orecchie attizzate. Finita la telefonata poggiai sul tavolo il telefonino che avevo prelevato dalla tasca dei pantaloni, lei subito qualcosa parlottò con gli altri quattro. Infastidito dalla sua curiosità, appena incrociai il suo sguardo, senza mezzi termini chiesi se sua abitudine curiosare in fatti altrui. Presa in contropiede, non si perdette d'animo e rispose con una battuta spiritosa, scaturì tra noi un breve dialogo simpatico, il suo nome, Francesca, così asseriva. Spiegò concisa l'amicizia con gli altri quattro che erano esclusi dalla nostra conversazione, nel frattempo anche tutti loro avevano terminato di cenare. Non intenzionato a lasciare il locale perché la persona conosciuta la reputavo interessante, azzardai a lei la proposta di andare a prendere un caffè da un'altra parte, al che fece notare che lo avevo bevuto, io dissi che ne volevo un altro, sguardo sorridente ironico il suo ma acconsentì con il capo. Colsi la palla al balzo comunicando che l'avrei attesa fuori, diretto alla cassa chiesi con urgenza il conto, pagato il dovuto ero all'esterno aspettando lei.
Di ciò che spiegò ai suoi amici non mi informai e lasciai a lei la decisione dove andare.
La mia impressione che fosse spaesata di questa città, mentre si camminava c'era dialogo tra noi, divertita dal mio accento francese e la sua molteplice curiosità nei miei confronti, un tantino mi indispettiva, elusi le sue domande, poi preferii chiarire, spiegando: meglio per ambedue non entrare nei dialoghi personali, ciò non lo gradì e rimase silente. Come meta entrammo in un piccolo bar dove non c'erano posti a sedere, lei preferì una bevanda e io altrettanto.
Di nuovo in strada, scongelai il suo mutismo con una spiritosaggine, lei approfittò della confidenza e di rimando ricevetti domanda diretta, se fossi sposato, in risposta: bigamo, scoppiando a ridere fragorosamente. Il contatto delle mani, l'iniziativa mia a prenderle la mano sinistra per continuare a passeggiare, purtroppo l'ambiente non ci regalava nulla di speciale. L'unica l'alternativa che poteva essere valida per stare appartati, la mia vettura e ciò significava concedere indizi, però la targa straniera non compromettente per me. Lei accettò questa soluzione. Il posto dove era parcheggiata, tranquillo e non centrale.
Seduti comodi nell'abitacolo con i finestrini abbassati, confortevole salotto, il lampione leggermente distante emanava luce giallognola fioca, la stradina silenziosa, io più espansivo a rispondere senza eccedere. L'avevo fotografata con lo sguardo, una creatura deliziosa, molto comunicativa, quell'abito blu le donava ed evidenziava le sue curve, l'interesse della compagnia aveva scemato la mia voglia di fumare. Il suo profumo e la solarità un coinvolgimento per il sottoscritto, avevo la certezza che avrei potuto azzardare, ma preferii non farlo, ci regalammo un bacio ed un abbraccio coccoloso prolungato e silenzioso.
A malincuore trovai la scusa, rincasare per impegni dell'indomani, il viaggio non era breve. Lei mi fece annotare il suo numero di cellulare, nel caso gradissi telefonarle.
L'accompagnai nelle vicinanze del locale dove ci si era conosciuti. Prima di scendere dall'auto, il suo bacio frettoloso di saluto.
Nostalgico il mio tragitto a ritroso, era l'alba quando entrai in casa. In seguito le telefonai due volte per salutarla ed in entrambe voleva sapere quando ci saremmo rincontrati, tentato lo ero di rivederla ma la logica mi consigliava di demordere, e preferii in questa maniera.
Volendo soddisfare gli occhi, la foto di lei è sempre in quel blog e il numero di telefono lo conservo ancora.
© paul manner