La Dea dei talismani. pagina 2


 Non c'è anima viva. Due minute  fiaccole  di fronte a un  casale  mezzo diroccato. 
L'attore tira fuori da sotto il sedile, una busta di plastica e prende due tessuti blu scuro: < Uno è per te. Indossalo senza scendere, e infila anche il cappuccio che è a parte > 
Gabriele dà un'occhiata a quella specie di indumento ed esegue l'ordine. I fari spenti nell'altra vettura e  l'abitacolo non visibile 
  Con questo cappuccio non riesco a respirare. Provo a scostarlo nella parte finale, almeno entrerà l'aria e  farò attenzione quando cammineremo a piedi per non perdere di vista gli altri due, visto che ci saranno altre persone. Abbigliati così, difficile riconoscere gli atri due, terrò d'occhio  la loro statura. 
L'auto frontale prosegue, quindi anche la vettura dietro. 
Entrano nel varco del cancello poggiato sul filo spinato, i fari alti e le due vetture vanno avanti, raggirando il casale. La parte visibile della struttura è integra, dalla lunghezza sembrerebbe una stalla, anche il silos  in buono stato. Solo sette vetture ferme. 
Giancarlo: < Questo è il posto. Come vedi, nessuna illuminazione esterna > 
Gabriele: < Tutto ben organizzato, di notte chi lo troverebbe un posto come questo. Apparterrà senz'altro ad un proprietario, visto che è recintato > 
Giancarlo: < All'interno non si può colloquiare.. Queste le condizioni. Solo ascoltare, tu stammi vicino, e non girare la testa più di tanto. Altrimenti scoprirebbero che sei un intruso > 
Gabriele: < Magari sarei scambiato anche per un poliziotto. Come mai i Margotti non ci aspettano? > 
Giancarlo: < Non si entra insieme > 
Gabriele: < Ah! Naturalmente a coppie. E le coppie, maschio e femmina > 
Giancarlo: < Può darsi. Ora fai silenzio >
 Proseguono a camminare. La persona che guarda da una specie di spioncino, apre la porta, anche questo incappucciato. 
L'ambiente interno è solo un grande salone, abbastanza fatiscente, le finestre murate, solo due fenditoie in alto a circa otto metri, quattro torce alle pareti che fiammeggiano e illuminano in penombra. Gli adepti sono già in circolo e anche loro due si portano in quella postazione.
Tutti vestiti uguali, nessun altare, in terra disegnato in nero un cerchio con una croce, simile a quella di David e neppure grande. 
Uno degli intervenuti, con un telo nero in mano che rasenta in terra, si porta al centro di quella croce pronunciando una parola latina, e poi aggiunge il nome Abele.  Colui che è stato chiamato, esce  dal cerchio di persone per raggiungerlo.  Quel tessuto  tra le mani è lasciato cadere in terra,  nascondeva un gladio che viene portato in alto con le mani. Altre parole incomprensibili, poi poggiata la punta del gladio su ambo le spalle di colui che si è inginocchiato.
  Sarà un adepto che vuole far parte della setta. E ora che succederà? 
A costui gli è stata data una pergamena da leggere, una preghiera o giuramento e la dice a bassa voce che non si capisce, se uomo o donna. 

Quella persona ultimata la lettura, si porta in piedi e fa un inchino, l'altro alza le mani  per l'osanna,  tutti gli altri muti  e nessun gesto.
  Tutto qui? Secondo me sa più di loggia massonica
 Gli affiliati a coppia varcano il portone e devono attendere il turno per uscire. 
Quando è la volta di Giancarlo  e Gabriele, escono frettolosi diretti alla vettura. 
Giancarlo: < Non togliere nulla. Ci fermeremo nello stesso posto dove l'abbiamo infilato > 
Gabriele: < Non dirmi, che è sempre così. Quella era una investitura di uno nuovo > 
Giancarlo: < Si. Questo è il meccanismo > 
Gabriele: < Ho capito. Se ci fosse stato ben altro, non mi avresti portato…Mi piacerebbe sapere chi muove i fili > 
Giancarlo: < Quello che dovevi vedere, l'hai veduto. Ed è già tanto > 
Gabriele: < Di' pure, voi tutti ben lieti di avere un altro di affiliato > 
Giancarlo: < Pensala come vuoi. Di certo  non servono persone scettiche come te > 
Hanno il tempo necessario di svestire quell'indumento, ed attendere l'altra vettura che li riporterà indietro. 
Giancarlo: < Inutile porgere altre domande, non risponderei > 
Gabriele pensieroso durante il tragitto. 
  Una sola candela, lì al centro, quattro torce alle pareti sui muri in pietra, nessuna scritta e teli neri assenti. Quella voce non era di Giulio. Sedici le persone compreso me. Chissà quante volte si riuniscono. Il luogo sempre lo stesso? Di sicuro Giancarlo non si sbottonerebbe più di tanto. Però i Margotti, può darsi lo facciano e ho numeri dei loro telefonini e con una scusa potrei contattarli.
 Giancarlo: < Ti stai lambiccando il cervello? Forse sei rimasto deluso, ma quello non era un palcoscenico e non c'erano attori. L'unico che faccia quella professione, il sottoscritto > 
Gabriele: < Ti ci vedrei a fare il santone e le pronunceresti bene quelle parole in
latino > 
Non ci sono altri commenti. 
  Inutile fare domande, non gli caverei nulla. Ma ho capito che a lui serve un appoggio morale.  E guarda il caso, l'invito a me in Umbria per passare due giorni insieme. Però prima della partenza da Roma, gli è venuto fuori un impegno improvviso. Quindi solo un giorno con me ed ha insistito pure che io rimanessi per prolungare il soggiorno, poi qui ha fatto presente la riunione in quel casale. Tutto premeditato, e vorrebbe che anch'io entrassi a far parte della setta.  
All'arrivo nell'alloggio, l'attore fa presente che è stanco e vuole dormire.
Gabriele, come la sera precedente stenta a prendere sonno. 
            Il cielo leggermente velato, accoglie il risveglio dei due amici. 
Gabriele: < Speriamo si rimetta il tempo. Nubi ce ne sono e  trascorrere una giornata senza poter  passeggiare, sarebbe deludente > 
Giancarlo: < Non è aria da pioggia…Andiamo a quel bar di ieri, così senza ritornare in casa, proseguirò per Roma. Comunque saresti in buona compagnia. Dopo telefonerò ai Margotti > 
Gabriele: < Grande concessione la tua. Hai rimorsi di coscienza? > 
Nessuna risposta.  
Le due auto raggiungono il bar. Fatta la colazione, e usciti all'esterno, il più anziano fa partire una telefonata dal cellulare, l'altro lo guarda e ascolta attento le parole che pronuncia. Quella conversazione non  si prolunga. 
Giancarlo: < Tutto a posto, li ho salutati e si faranno vivi con te. La compagnia sarà piacevole e se fossi in te, non la lascerei sfuggire >, il tono ironico.
L'interessato non commenta. 
L'abbraccio per saluto e una vettura parte per prima. 
Gabriele prima di infilare la chiave di accensione, ha un momento di riflessione. 
  Quelli mi contatteranno, ma non penso sia eclatante la loro compagnia. A meno che, Giancarlo non abbia alluso a quella femminile.  Al momento  non ho nulla da fare, prenderò la macchina fotografica, e poi provo a raggiungere quel rudere di casolare. 
Fermo nei propositi torna nell'alloggio, dal bagaglio preleva l'oggetto e rullini. 
Frettoloso risale nella vettura che immediatamente si avvia. 
Raggiunta la strada che porta dai Margotti, invece di girare, va dritto, come il percorso della sera antecedente. 
Sia a destra che a sinistra solo campi. Prosegue il bivio con percorsi sterrati, ma è costretto a fermarsi. 
  Non so più orizzontarmi. Ieri sera  abbiamo messo meno tempo, senz'altro era una di quelle stradine a destra, e ce ne erano altre. Però adesso non vedo alcuna casa come punto di riferimento. Ieri sera non si vedeva un accidenti. Che fregatura!
Prosegue avanti, finché non trova il posto adatto per fare manovra e riprendere il percorso all'inverso. 
Il cielo si sta schiarendo. 
Appena torna nell'alloggio, va nella stanza che occupa al primo piano per trafficare con le cose personali, riponendole nell'armadio. 
Quando tutto in ordine, l'orologio segna le undici.  
Chiuso il portoncino di casa dà un'occhiata alla stradina, sia a destra che a sinistra, in fondo nessuna anima viva. Riprende posto nell'auto. 
Direzione Gubbio. Almeno lì starebbe in mezzo alla gente, la fotocamera portata con sé.
 La destinazione non  distante, circa dodici chilometri. 
Attento nella guida,  percorso tranquillo.
A metà tragitto squilla il cellulare poggiato sul sedile accanto, veloce l'arto destro per afferrare l'auricolare, e il dito spinge il tasto accetta chiamata. Nel rispondere, la voce di Giulio che si informa  dove stia al momento e quali intenzioni per la sua giornata.
Sarebbe lieto di invitarlo a pranzo da loro, ma Gabriele fermo nei propositi di trascorre diverse ore a Gubbio. Giulio propone una alternativa, l'invito a cena, e sarebbero presenti altri ospiti, però purtroppo assente chi lo sta chiamando, perché dovrebbe raggiungere Roma, ma la moglie farebbe gli onori di casa. Gabriele resta sul vago, confermerà.
  Dovrei chiamare la moglie nel pomeriggio per la mia conferma di questa sera. 
Giancarlo non mi aveva accennato che si sarebbe incontrato a Roma con l'amico. 
Poi da lì partirebbero insieme? Spero solo che le altre persone presenti non siano mummie. 

Tour per le stradine di Gubbio. 
 Qualche scorcio lo immortala ma non con molta soddisfazione. 
Si sazia di un panino in un bar e poi  riprende a passeggiare. 
In una vetrina di un negozio artigianale, è attirato da piccole sculture in gres,  allusive a quelle di Botero. 
Entra e ne acquista una, regalo per sdebitarsi con i Margotti. 
Sulla strada del rientro  conferma  l'invito a cena. 
Raggiunto l'alloggio, sbriga alcune telefonate. Altro tempo lo dedica a leggere un libro già iniziato a Roma. Questa l'occupazione  fino a all'ora concordata. 
Ormai la strada la conosce perfettamente e non ci vuole molto ad arrivare. 
Viviana lo riceve facendo le presentazioni con la coppia ospite. Consegnato il pensiero che ha portato, lei  lo guarda compiaciuta e ringrazia. 
Gli altri due all'incirca. sessantenni entrambi, sono del posto e non  mummie. 
Gabriele nel scrutarli attentamente,  riflette se anche costoro appartengano alla setta. 
La tavola imbandita come la volta scorsa, anche i candelabri accesi.
In questa circostanza è la padrona di casa a servire a tavola. Di tanto in tanto si assenta per andare in cucina. 
L'ospite per aprire dialogo, racconta la sua giornata a Gubbio, e ciò lo spunto di buona parte della  conversazione durante la cena. 
Caffè e drink  serviti nell'altra parte della sala. 
La coppia ha fretta di rincasare e Gabriele per educazione sta facendo altrettanto, ma Viviana sembra non aver afferrato la decisione di lui e gli altri due accompagnati  alla vettura dalla padrona di casa.
Quando lei raggiunge l'ospite che si è trattenuto.
Gabriele: < Simpatici i tuoi amici. Pierluigi, un pozzo di cultura medioevale e piacevole starlo ad ascoltare > 
Viviana: < Un discorso così addentrato non mi era mai capitato di udirlo. Non si conoscono mai abbastanza le persone. L'amicizia che abbiamo con Pierluigi e Silvia, risale a diversi anni addietro, ma sei  riuscito a stargli dietro in quei discorsi. Ti interessi di storia dell'arte? > 
Lui con un mezzo sorriso tra le labbra. < No, non molto afferrato di tale  argomento.. Giancarlo non ha accennato nulla di me? >, lei diniega con il capo ed espressione. Lui prosegue: < Prevalentemente ho a che fare con la musica >, l'altra professione volutamente taciuta.
Viviana: < Un musicista? > 
Gabriele: <  Solo paroliere di canzonette, Mondovi il mio cognome.Ma forse non ti dirà nulla > 
Viviana: < Paroliere, un poeta. Tu amico di Giancarlo, artista come lui. Sorprendente questa notizia…Quali le canzoni hai scritto? >
C'è un momento di esitazione per l'autore per non sfoggiare vanto, decide di elencarne  qualcuna. 
Viviana: < Tutti successi, interpretati divinamente da artiste donne. Sono davvero strabiliata >. Quegli occhi femminili lo guardano intensamente. Momentaneo silenzio. Lei: < Osservando bene, l'aspetto di artista ce l'hai. Quando lo saprà Giulio, andrà in visibilio,  lui adora la musica e proprio di quel genere che scrivi >
Lui intenzionato a confessarle anche la passione per la fotografia, ma al momento la reputa una tattica sbagliata.
  Visto che siamo sono soli, è Il momento è buono.
Gabriele: < Se io prendessi un argomento da trattare, avrei una risposta veritiera? > 
Gli occhi di ghiaccio troppo gelidi nel fissare e non traspare nessuna emozione: < Puoi esporre tranquillamente la domanda >
Gabriele: < Quella specie di raduno dell'altra sera, inutile ignorare, c'ero anch'io > 
Lei non distoglie lo sguardo, lui cerca di rimanere impassibile.  
Viviana: < Lo so…L'auto che ci seguiva con due persone a bordo > 
Gabriele: < Poi  tutto è avvenuto in breve tempo. Mi aspettavo di vedere ben altro…State cercando un nuovo adepto?...Premetto, vorrei intavolare un dialogo schietto senza tanti giri di parole > 
Lei per nulla sorpresa: < Un uomo deciso... E come vedi non posso essere spalleggiata da nessuno >.
Lui la interrompe: < I due sopiti di questa sera, immagino affiliati anche loro. Non voglio fare l'invadente e il guastafeste, tengo all'amicizia di Giancarlo,  e la mia è solo curiosità. In questo momento nessuno ci ascolta. Almeno spero > 
Il sorriso che compare sul volto femminile, molto forzato. 
Viviana: < Nessuno ci ascolta, niente telecamere nascoste e neppure  microfonini. Potresti accertarti, sei libero di guardare dovunque > 
Gabriele: < Viviana, lealtà!...Se disturbo, posso andare via all'istante > 
Sta facendo il gesto di issarsi dalla poltrona. 
Viviana: < Non farlo. Salutarti per me sarebbe una autoaccusa >, il tono della voce cambiato, alquanto titubante.
Lui sa che ha di fronte una donna affascinante e i modi per conquistarla li conosce. 
Gabriele: < Il nostro amico comune mi ha condotto di proposito qui a Gubbio per incontrarvi, e poi io libero di decidere se intervenire a quella serata extra per me.  Tu e Giulio consapevoli…Se si fosse svolto un qualcosa di differente non ci sarebbe stata la mia presenza. Se hai timore nei confronti di tuo marito, nessuna preoccupazione per te. In questo momento è dialogo  tra due amici, e tu, una persona intelligente. Ed entrambi siamo persone di mondo > 
Seduta composta,  bon ton invidiabile. 
Viviana: < Sono stata presa in contropiede. Sinceramente non mi aspettavo questo genere di discorso e dovrei avere il tempo per riflettere > 
Gabriele: < E' giustificata la tua decisione e non farei una  parola con Giancarlo di questo colloquio. Ed è meglio che tu lo ometta a Giulio…Ci potremmo sentire domani con tutta tranquillità > 
  E' spiazzata e si capisce perfettamente che ha timore di proseguire il discorso. 
Viviana: < Domani verranno gli operai per sistemare un parte dell'esterno, dove si sono formate crepe. Il numero del fisso lo hai …Una bella dormita ad entrambi sarà utile> 
Ciò viene interpretato.
Gabriele si accomiata. 
Mentre guida, ragiona su quanto è accaduto. 
  Ha timore del marito e lui una pedina importante in tutta la faccenda. La stretta di mano di lei che ho ricevuto, intensa e prolungata. Di sicuro  non demorderò. 
E' tutto un riflettere. Che lo accompagna fino all'alloggio e prosegue  nella camera da letto.
© paul manner

In seguito inserirò altre pagine di questo mio romanzo.